L’ANSIA non deve essere un problema.
Perchè? L’ansia è adrenalinica e si avvicina molto a quella che nello sciamanismo viene definita come “eccitazione”. Assume così una sembianza positiva che consente all’essere umano di evolversi. Oggi però siamo abituati a considerare l’ansia come una forma negativa, così come il “cugino” attacco di panico. Le persone vengono schiacciate dall’ansia.
L’ansia, tra l’altro, non riguarda solo noi in prima persona ma tutta la nostra genia, i nostri avi. Così è possibile che in realtà l’ansia non sia solo nostra, non nasca e muoia con la nostra esistenza, ma che sia un simbolo che unisce passato, presente e futuro.
Ricordate la prima volta che avete affrontato le vostre ansie? Io certamente sì. Mi sembrava di scalare una montagna, portando il peso dei miei dubbi e delle mie insicurezze. Con il tempo, però, queste ansie sono diventate più che semplici barriere: sono diventate le mie guide. Mi hanno portato a una profonda consapevolezza:
la via della comprensione sta nel lavorare con i nostri disagi, non contro di essi.
Nel nostro viaggio attraverso la vita, incontriamo momenti simili a quelli di una macchina malfunzionante. Siamo tentati di riparare con la forza ciò che è rotto, di scrollarci di dosso il disagio fino a farlo scomparire. Ma la vera risoluzione non si trova nelle soluzioni rapide, bensì emerge da una paziente decostruzione. Come per lo smontaggio di una macchina, la comprensione del nostro funzionamento interiore richiede un delicato e deliberato disvelamento delle nostre paure e insicurezze.
Quando le ansie familiari vengono a galla, provate un approccio diverso. Correte verso di loro. Abbracciatele con un cuore curioso e compassionevole. Invece di fuggire dal disagio, ascoltate attentamente. Fate una pausa, respirate e immergetevi in un dialogo con le vostre voci interiori. Quali paure si nascondono dietro i loro sussurri? A quale scopo servono? Dove li sento nel mio corpo?
La prossima volta che sentite le ansie e i pensieri che affiorano, iniziate ad ascoltare.
Ascoltate davvero. Uketamo’ è il mantra dell’accoglienza.
Prendetevi un momento per riconoscere che queste paure, un tempo protettrici, potrebbero essere copioni superati. Coinvolgetele in una conversazione. Chiedete: “Da quali danni mi stai proteggendo? Ho ancora bisogno di questa protezione?”. Abbracciate la logica che sta dietro a queste paure; svelate la loro rilevanza per il vostro io attuale.
Questa pratica non consiste nel cancellare il disagio, ma nel comprenderne le origini. Srotolando i fili della paura, si acquisisce una maggiore consapevolezza. Non più tenuti in ostaggio da emozioni inspiegabili, si entra in un regno di comprensione. Accogliere con compassione questi aspetti delicati di sé diventa una seconda natura.
Approfondendo il disagio, la navigazione nelle sfide della vita diventa più fluida. Coltivare una consapevolezza intima dei propri meccanismi interni accelera questo processo. Diventiamo abili nel decifrare il linguaggio delle nostre paure e nell’onorarle con compassione.
Ricordate che questo viaggio non consiste nel cancellare il disagio, ma nel comprenderlo, nell’accoglierlo. Sporgendosi nel disagio, si acquisisce saggezza.
Intraprendiamo quindi questo viaggio insieme, svelando le complessità delle nostre paure e abbracciando la bellezza delle nostre complessità.
Namasté
Love, c.
Qualunque cosa succeda, resta viva.
Non morire prima di essere morta davvero.
Non perdere te stessa, non perdere
la speranza, non perdere la direzione.
Resta viva, con tutta te stessa, con ogni cellula
del tuo corpo, con ogni fibra della tua pelle.
Resta viva, impara, studia, pensa, costruisci,
inventa, crea, parla, scrivi, sogna, progetta.
Resta viva, resta viva dentro di te, resta viva
anche fuori, riempiti dei colori del mondo,
riempiti di pace, riempiti di speranza.
Resta viva di gioia.
C'è solo una cosa che non devi sprecare
della vita, ed è la vita stessa.Virginia Woolf, Resta viva