Questa è una piccola puntata del mio blog
Uno spazio senza pretese,
dove le parole camminano a piedi nudi.
Sempre sotto forma di suggerimenti,
mai verità assolute.
Pensieri lenti,
ipotesi come fiori di campo,
poesie a pezzettini,
emozioni, yoga,
esperienze che si sfiorano, si raccontano.
Sono i temi che mi fanno vibrare
e che scelgono loro il momento per arrivare.
Così, ogni tanto,
nella dolcezza dell’istante,
ti do appuntamento con uno scritto che nasce dal cuore.
Oggi vi parlerò di “cuore”
Possiamo considerare ogni singolo ricordo registrato come un filo, sottile eppure forte come un filo di seta. Ce ne sono miliardi intrecciati insieme a formare una rete dentro di noi che si estende oltre i bordi dei corpi che possiamo vedere e toccare.
Ogni filo è collegato alla corrente profonda dentro di noi, ma non tutti brillano contemporaneamente. La maggior parte rimane nascosta nella mente inconscia, nascosta ma sempre presente, illuminandosi in risposta al mondo che ci circonda.
In alcuni punti, i fili sono densamente intrecciati, tessuti così strettamente da plasmare il modo in cui ci muoviamo, il modo in cui amiamo, il modo in cui ci proteggiamo. In altri, si allentano, lasciando spazio alla morbidezza, al respiro, al cambiamento.
E al centro di tutto c’è il cuore.
Non solo il muscolo che batte dentro di noi, ma il custode di ciò che ci muove. Il nucleo silenzioso del nostro essere. Assorbe, si adatta, ricorda. Sente ogni eco d’amore, ogni tocco di perdita, ogni sussurro di desiderio. Il cuore si piega e si allunga, ma non si spezza. Come un fiume, non si fa strada con la forza, ma con il suo scorrere, modellando la terra intorno a sé con il tempo e la grazia.
Eppure, in un mondo che tira ogni filo sciolto, che inonda e si precipita e tira senza sosta, come facciamo a mantenere questo cuore morbido? Come lo manteniamo forte?
Ci viene detto di rimanere aperti, di dare all’infinito, di amare senza condizioni. Ma nessuno ci dice che l’apertura senza cura è erosione. Che anche i fiumi hanno bisogno dei loro argini per continuare a scorrere. Che un albero senza radici crolla nella tempesta.
Così costruiamo non muri, ma bordi.
Non barriere, ma recipienti.
Si tratta di dire no senza sensi di colpa, in modo da poter dire sì con il nostro vero io. È scegliere quando ascoltare e quando allontanarsi. Si tratta di fare una pausa prima di dare, chiedendoci: ho l’energia per offrire questo in questo momento, o sto versando da una tazza vuota?
Riconoscere i momenti in cui iniziamo a chiuderci, a rimpicciolirci, a corazzarci per abitudine. E invece di lasciare che la paura costruisca muri intorno a noi, scegliamo di creare spazio, spazio per i nostri bisogni e per le cose che ci nutrono.
Si tratta di avere fiducia nel fatto che l’amore, il vero amore, non richiede l’abbandono di sé. Che essere gentili non significa essere senza confini. Che possiamo essere aperti senza essere esposti. Che possiamo essere morbidi senza essere senza protezione.
Una lanterna ha bisogno della sua cornice. Una melodia ha bisogno di riposo. Il cuore ha bisogno di spazio per respirare, per scegliere, per sapere cosa è sicuro tenere e cosa è sicuro rilasciare.
E quando ci prendiamo cura di lui, quando lo custodiamo non con paura, ma con devozione, non si indurisce.
Diventa incrollabile.
Love, c.