Vi è mai capitato di vivere una di quelle notti in cui non è successo nulla di straordinario, eppure vi trovate a mettere in discussione tutto?
Vi sedete e all’improvviso vi viene in mente il seguente pensiero:
“È qui che mi immaginavo da bambina?”. E così inizia una spirale di confronti.
Viviamo in un mondo che misura il successo con piccole caselle ordinate: la casa, la famiglia, il titolo di lavoro, le pietre miliari che gridano “successo”. È come se ci fosse un progetto universale che tutti dovrebbero seguire.
Quando le nostre strade si discostano da questo copione, è facile sentirsi inadeguati.
La società stabilisce delle scadenze, suggerendo che a una certa età dovremmo aver capito tutto, che la vita dovrebbe allinearsi perfettamente. E quando non è così? Ci ritroviamo alle prese con la domanda assillante: “Sono abbastanza?”.
Ma se potessimo reimmaginare il successo come qualcosa di meno rigido e più fluido?
E se il successo non fosse una destinazione, ma un viaggio che si svolge continuamente? Forse la vera crescita non è definita da singoli momenti di trionfo, ma dalla miriade di passi che compiamo lungo il cammino.
Forse la crescita non si presenta ordinata con un fiocco. Forse è un processo in evoluzione, proprio come noi stessi.
Il successo, quindi, non consiste nel raggiungere un punto di arrivo, perché nella vita non ce n’è uno. Ogni esperienza, ogni scelta, ogni momento in cui ci fermiamo a respirare, è una parte di ciò che stiamo diventando.
La crescita non è qualcosa di mai completo, è un processo continuo come il sorgere e il tramontare del sole. Ed è proprio in questo processo che troviamo la nostra libertà, nel capire che ci è permesso imparare e disimparare, provare e sbagliare, ricominciare tutte le volte che ne abbiamo bisogno.
Non esiste una versione unica e statica del successo. Ogni volta che ci allunghiamo, cambiamo e ogni cambiamento ci apre a nuove profondità di noi stessi.
Il viaggio è il luogo in cui incontriamo il nostro potenziale, in cui affrontiamo le nostre paure e in cui impariamo la forza della perseveranza. Non è l’idea di successo che ci forma, ma il modo in cui cresciamo in ogni momento che ci avvicina a una versione più piena e più ricca di sfumature di noi stessi.
Forse il “traguardo” è solo un mito. Non c’è una versione finale di noi, non c’è una tappa finale nella crescita. E abbracciando questo concetto, ci liberiamo da aspettative rigide, facendo spazio a un tipo di successo più ricco, più vibrante e in continua evoluzione.
È qui che risiede la gioia del viaggio. Nella libertà di crescere in modo imperfetto, di andare avanti in modi che sono meravigliosamente nostri. Lasciare che la vita ci mostra la via, la via delle nostre esperienze personali. Alla fine perché ci siamo incarnati in questo corpo fisico ? per fare esperienze…
Love,
C.